Una visione completa su una problematica attuale, il divario economico e sociale italiano, il fallimento della Cassa del Mezzogiorno e le proposte per una via d’uscita possibile.
Venerdì 3 marzo, presso il Piccolo Teatro Libertà di Benevento, si è tenuta la presentazione del libro "Sud. Il capitale che serve" di Carlo Borgomeo, Presidente di Fondazione con il Sud. Un evento organizzato dal Laboratorio per la felicità pubblica e dalla Fondazione di Comunità di Benevento, in collaborazione con Base Benevento e la Rete di Economia Civile “Sale della Terra”.
«C’è la necessità di fare alleanza, tutti insieme, di lavorare per portare avanti un discorso nuovo che deve partire da noi, dai cittadini: “il mezzogiorno salvi il mezzogiorno”». Conclude così il discorso introduttivo Ettore Rossi, Coordinatore del "Laboratorio per la felicità pubblica" nonché donatore della Fondazione di Comunità di Benevento, lanciando un invito ed una riflessione importante ai presenti in sala. «Il mezzogiorno non è solo più oggetto di politiche ma vuole diventare soggetto di azioni, di interventi, prendendosi la responsabilità di portare avanti qualcosa di importante. Probabilmente il problema principale non è solo quello delle risorse, ma è il capitale sociale, - sostiene Rossi - è quello delle infrastrutture sociali sulle quali dobbiamo puntare di più. Un tratto presente nel pensiero e nell’esperienza del Presidente Borgomeo è la coesione sociale, il fare comunità, il presupposto del nostro sviluppo».
FARE COMUNITÁ, un’azione posta al centro delle considerazioni degli interventi dei relatori. Un libro che pone proprio la coesione sociale, il terzo settore e il capitale sociale come premessa fondamentale per lo sviluppo territoriale.
«Con le azioni di Fondazione con il sud e con questo libro - sostiene Angelo Moretti, Presidente della Fondazione di Comunità di Benevento e della Rete di Economia Civile "Sale della Terra" - è stata imboccata una strada nuova. Questo libro non è solo teoria ma già una pratica messa in atto perché, di fatto, ho sperimentato con l’esistenza di una fondazione per il mezzogiorno - che si occupasse della coesione sociale, dell’infrastrutturazione sociale e non delle infrastrutture materiali del mezzogiorno - che la teoria di Borgomeo, ovvero “il sociale è una pre-condizione dello sviluppo”, in realtà è una pratica ben sperimentata. Non è possibile generare una teoria quando manca la coesione, non è possibile generare modelli economici funzionanti e duraturi dove la coesione sociale si disperde. La riflessione che sorge dal libro è la chiave di volta di cosa dovremmo fare tutti insieme in quanto comunità: il nostro futuro è guardare la capacità del sud di trovarsi al nord meridionale, ragionando su due fattori.
Ovvero, in che modo questo nord meridionale può capovolgere lo sguardo del nostro dialogo e quali sono le persone con le quali dovremmo avere necessità di costruire le basi solide, le alleanze e gli interscambi di infrastruttura sociale. Dobbiamo dunque - conclude Moretti - sentirci parte di questa comunità».
"Lo staccamento della situazione consiste nel dare coscienza agli umili trasformandoli da oggetto inconsapevole del vecchi barato trasformista in soggetto della nuova politica". «Questa citazione di Guido Dorso, presente nel libro del Presidente - afferma Francesco Saverio Coppola, Economista e segretario generale dell’Associazione Guido Dorso - descrive una situazione non molto variata dal punto di vista dello sviluppo. Penso che questo libro ci dia non solo la storia e la conoscenza ma costituisce un manuale su come costruire questa coesione, un contributo importante per il quale dobbiamo ringraziare Carlo Borgomeo».
Partendo proprio da questa situazione italiana negli anni 50 e dalle scelte che ne hanno conseguito, con una scrittura del tutto radicale per accompagnare il lettore a piccoli passi verso la sua visione di capitale, Borgomeo sostiene che la politica del sud ha puntato tutto sul trasferimento delle risorse finanziare, utilizzando una cultura del tutto errata: se una parte del paese è più povera bisogna trasferire le risorse ed i modelli di sviluppo dalla parte più ricca a quella più povera. Tutto questo non ha funzionato perché non poteva funzionare.
«Il capitale sociale, invece, è una premessa per lo sviluppo, - afferma l’autore - e una componente essenziale nel promuoverlo è il terzo settore, caratterizzato da una classe dirigente fortissima. Nel libro sono presenti 14 esperienze di questo genere, che sostengono questa teoria: esperienze che nascono tutte da un gesto di solidarietà, determinato da un bisogno in grado di spingere le persone ad attivarsi, a fare qualcosa. Progressivamente queste esperienze diventano più complesse e diventano soggette di sviluppo senza rinnegare la partenza, questa è la grande forza.
Il capitale sociale si costruisce lentamente ed il terzo settore, ma non solo, ha dunque esperienze forti che ne fanno un promotore, un costruttore di futuro.
Ci vuole tempo, - conclude l’autore - il cambiamento non si fa occupando spazio ma attivando un percorso, aprendolo con una precisa convinzione: “il sociale viene prima dell’economico”. Quando questi ultimi sono così, come questo di Benevento e come tanti altri, non si cancellano più, sono solidi proprio perché sono fatti con il consenso della gente. Dunque ha senso immaginare che il percorso vada avanti e che arrivi a risultati importanti.
È tempo ora di passare da politiche per il Sud a politiche con il Sud».